Il voto dei cattolici?

Tra le diverse analisi sociopolitiche che hanno tentato di interpretare e commentare il voto del 4 marzo, una mi ha colpito particolarmente. Alcuni analisti hanno evidenziato la scomparsa dalla scena politica italiana, e quindi anche dal dibattito pubblico, dei politici cattolici animati e ispirati da una forte identità religiosa. Non condivido pienamente questo tipo di analisi perché, a mio avviso, nelle ultime elezioni forse è definitivamente tramontata solo l’idea di un partito completamente di ispirazione cristiana. Le cause che hanno determinato tale situazione sono molteplici. La prima di queste è che i partiti che nel passato si dichiaravano cattolici non hanno dato buona testimonianza di onestà e di coerenza con il credo professato. In tal senso non è un male il fatto di non avere un partito che si dichiari cattolico e poi venga coinvolto in scandali di vario genere o che per realpolitik sostenga leggi contrarie ai valori che dovrebbero contraddistiguerlo. La seconda causa risiede nel fatto che le gerarchie ecclesiastiche hanno deciso di astenersi totalmente dal fornire indicazioni di voto o, più precisamente, talvolta hanno espressamente detto per chi non votare, ma non hanno fatto altrettanto per indicare ai fedeli chi votare. Giustamente i vertici della Chiesa pensano che non avere un partito di riferimento li renda probabilmente più liberi di parlare e di poter svolgere un’azione di richiamo al bene comune verso tutti gli schieramenti politici. Il problema è che ultimamente la Chiesa italiana sembra aver rinunciato anche al suo ruolo naturale di gruppo di pressione, nonostante abbia dei valori e delle visioni del mondo altamente positivi da affermare, e ha lasciato campo libero ad altri gruppi di pressione, lobby e sodalizi che sono portatori di interessi e visioni del mondo contrarie a quelle cristiane e che spesso sono immorali sul piano economico, antropologico e sociale. In terzo luogo sembra che anche il rapporto tra fede e identità sia diventato liquido come la società e così sempre più spesso la norma che spinge ad agire non è dettata dai valori fondamentali dell’esistenza personale, ma dai sentimenti che ognuno prova in un dato momento. La fede dunque non crea più identità, non aggrega, non costituisce soggetti collettivi, ma rimane un fatto individuale, un fai da te che si accartoccia sempre più nella “spirale del silenzio” nel quale la società liquida l’ha confinata.

Il voto dei cattolici?ultima modifica: 2018-02-08T00:12:02+01:00da ruggierodoronzo
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