C’è missione e “missione”

In principio erano i missionari. Uomini e donne animati da una forte fede e da una grande compassione per gli esseri umani, soprattutto quelli dei paesi più poveri. Partivano per annunciare il Vangelo nelle terre lontane e, insieme alla Parola di Dio, promuovevano il progresso integrale delle persone e dei popoli. Dal loro bagaglio culturale tiravano fuori le conoscenze tecniche per avviare progetti di sviluppo, per creare cooperative sociali, per scavare pozzi, organizzare scuole, orfanotrofi e ospedali. Insomma, l’amore per Dio e l’amore per l’uomo dava vita all’azione sociale tesa a risollevare i più poveri dalla miseria economica, dallo sfruttamento e dal degrado sociale. Anche il nostro Ordine religioso ha generato, e continua ancora a generare, schiere di missionari che, sostenuti dalla generosità della nostra gente, portano in varie parti del mondo il Vangelo e lo sviluppo. Pensiamo, solo per citarne uno, a Padre Prosperino Gallipoli, un missionario della nostra terra che in Mozambico ha costituito centinaia di cooperative per la coltivazione dei campi e l’allevamento degli animali, creando così migliaia di posti di lavoro e garantendo un sostentamento dignitoso a tantissime famiglie. Poi è iniziata l’era delle ONG. Anche persone non religiose, talvolta atee, ma animate da forti ideali umanitari, hanno sentito il desiderio di operare a favore dei popoli sottosviluppati avviando progetti sociali e assistenziali. Sono sorte così le ONG di cooperazione allo sviluppo quali libere associazioni, create da privati cittadini che, per motivazioni di carattere ideale, si impegnano a titolo privato e diretto, per dare un contributo alla soluzione dei problemi del sottosviluppo dei paesi più svantaggiati. Tuttavia, la cronaca di questi ultimi tempi ci mostra un tipo diverso di ONG che non si occupa tanto di progetti di sviluppo economico, né di creazione di scuole e ospedali, né di costruzione di depuratori d’acqua e di bonifiche nei paesi più poveri. Questa nuova forma di ONG si occupa solo di trasportare i migranti dalle coste africane a quelle europee. Una “missione” che ha insospettito non poco persino la magistratura. Numerosi sono gli interrogativi sui finanziamenti che ricevono queste organizzazioni, sui loro scopi, sui loro rapporti con i trafficanti di esseri umani, sulla loro rete di protezione. In buona sostanza, mentre i missionari, animati da uno spirito di fede, continuano ad andare nei posti più svantaggiati per favorirne lo sviluppo spirituale e quello socio-economico, alcune ONG hanno deciso che la fatica di lavorare per questo progresso sia inutile e che favorire l’emigrazione di intere popolazioni sia la soluzione di tutti i loro problemi.

C’è missione e “missione”ultima modifica: 2019-01-25T09:27:16+01:00da ruggierodoronzo
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