Age quod agis

Nella sacrestia della chiesa di Santa Maria delle Grazie a San Giovanni Rotondo (la chiesa edificata al tempo di Padre Pio) ai piedi della porta che introduce all’altare c’è un mosaico abbastanza grande, indubbiamente visibile, con la scritta “age quod agis”.
Si tratta di un antico detto latino che letteralmente si traduce “fai ciò che fai” e mentre sembrerebbe una tautologia o un’affermazione lapalissiana, rappresenta invece un insegnamento profondo di vita.
Age quod agis, sono tre parole che oggi più che mai andrebbero ripetute come un mantra, andrebbero scritte sulle porte delle case, sulle pareti dei luoghi pubblici, sugli schermi dei computer e in ogni luogo dove si posa lo sguardo.
Questo motto è innanzitutto un invito alla concentrazione. In una società che spinge verso il multitasking cioè verso la capacità per l’essere umano di fare più cose contemporaneamente, age quod agis invita a rilassarsi, a fare le cose una per volta, come ad esempio mangiare senza contemporaneamente guardare la tv e chattare sullo smartphone.
“Fai ciò che fai” in fondo vuole dire “fai bene ciò che fai”: se stai lavorando, lavora; se stai pregando, prega; se sei in compagnia, socializza; se stai mangiando, gusta; se stai guidando, guida e basta.
I vantaggi di questo atteggiamento possono essere notevoli. Ci si può accorgere che il cibo ha un sapore speciale, che ci sono dettagli che mai avevamo notato, che la nostra felicità passa nella relazione con le persone che ci sono accanto. Inoltre, age quod agis è l’unico modo per mantenere la connessione tra spirito, mente e corpo evitando il pericolo della disgregazione. E poi, meno distrazione significa meno pericoli e meno rischi in casa, per strada, sul posto di lavoro.
Age quod agis, però, non è solo questo. Infatti, il motto si può anche tradurre con “renditi conto” o “abbi consapevolezza” di ciò che fai. Si tratta di un invito alla responsabilità personale, alla ponderazione di tutte le implicazioni di ogni atto umano. Ognuno deve rendersi conto delle conseguenze dei suoi atti, delle sue scelte, dei suoi comportamenti. Questo vale per tutti gli esseri umani, per il fatto che vivono in una società, sono connessi ad altre persone attraverso i vincoli di parentela, hanno responsabilità di diversa natura. Tuttavia, il richiamo dovrebbe assumere un senso tutto particolare per coloro che appartengono alla Chiesa, fanno parte del Corpo mistico e sono tenuti a dare testimonianza delle realtà divine. Soprattutto coloro che hanno delle precise responsabilità sugli altri e verso gli altri dovrebbero sentire la necessità di essere consapevoli del significato delle loro azioni e non è un caso se questo monito viene rivolto in particolare a ogni nuovo sacerdote durante il rito dell’ordinazione: “renditi conto di ciò che farai”.
Insomma, a tutti i livelli e in ogni settore della società e della Chiesa è necessario che il motto age quod agis diventi una norma di vita, perché la consapevolezza delle proprie azioni le renda utili, profonde, saporite e non pericolose tanto per chi le compie quanto per tutti coloro che ne subiscono gli effetti.

Age quod agisultima modifica: 2019-04-30T12:36:05+02:00da ruggierodoronzo
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