Avarizia 2

La febbre del gioco, salita alle stelle per il montepremi milionario del Superenalotto, ci fa tornare a parlare del peccato capitale dell’avarizia.

Il gioco sta impoverendo notevolmente e ulteriormente la nostra società. Oltre a drenare risorse finanziarie, il gioco ha l’effetto di impigrire le menti e di non far ricercare forme produttive di investimento. Gli Stati, però, convivono con queste contraddizioni, di cui un altro esempio è il fumo, ma tutti i governi aggiustano i bilanci con queste autotassazioni volontarie e allegre dei propri cittadini. Riflettere su queste cose e trovare le soluzioni civiche è compito della politica. Alla Chiesa compete indicare qual è la radice, le cause profonde, di tale comportamento, e aiutare l’essere umano a guarire.

A giocare spinge il desiderio di risolvere in un istante, forse in modo definitivo, i problemi della propria vita. Il principale di questi problemi viene individuato nella scarsità dei beni. Questa scarsità si crede di poterla superare non attraverso l’impegno produttivo o la fatica di una conquista sociale ma, questa volta, secondo la via del capitalismo, cioè attraverso un “piccolo” investimento. Molto spesso, però, chi gioca non si accorge che col tempo questo “piccolo” investimento è diventato molto grande, e anche le poche vincite sono state rigiocate e perse. Chi gestisce questi giochi sa bene su quali meccanismi psicologici fare leva per rastrellare il denaro degli ignari giocatori.

Gesù è venuto a fare una rivelazione, qualcosa che sconvolge il modo di pensare dell’uomo, qualcosa di cui l’essere umano quasi mai si convince: la vita dell’uomo non è assicurata dai suoi beni (Lc 12,13-20). Già nel Libro dei Provervi, dell’Antico Testamento, l’autore pieno di fede e di sapienza si rivolgeva a Dio con queste parole: «Signore non darmi né povertà né ricchezza; ma fammi avere il cibo necessario, perché, una volta sazio, io non ti rinneghi e dica: “Chi è il Signore? ”, oppure, ridotto all’indigenza, non rubi e profani il nome del mio Dio» (Pr 30,8-9). Il cristiano, ancor più, ha sperimentato che il detto «i soldi non fanno la felicità» è vero, nonostante lo scetticismo di molti, e perciò si rivolge fiducioso a Dio chiedendogli il pane quotidiano per poter essere felice.

Io credo che ci siano scommesse da fare molto più grandi del gratta e perdi (!) o delle macchinette rotanti. Tutta la nostra vita è una scommessa. Ogni singola azione la facciamo sperando che guadagneremo, non solo in termini monetari ma anche di soddisfazione, di più di quello che abbiamo investito. Il problema è capire cosa vogliamo guadagnare, a cosa stiamo puntando. Io dico che conviene puntare alto, scommettere su un grande sogno, qualcosa che non finisce subito come i soldi e che ci faccia entrare nell’eternità.

Il vostro affezionatissimo fra Ruggiero Doronzo.

Avarizia 2ultima modifica: 2008-11-01T14:57:00+01:00da ruggierodoronzo
Reposta per primo quest’articolo
Questa voce è stata pubblicata in RUBRICA - su L'Ora del Salento e contrassegnata con , , , , . Contrassegna il permalink.