Alcune persone anziane si accostano a me per confessarsi chiedendo una “soluzione”. La cosa mi ha fatto qualche volta teneramente sorridere, ma poi ho pensato che la richiesta è legittima. Non mi riferisco solo alla vicinanza semantica tra “assoluzione” e “soluzione”, infatti entrambi i termini hanno in comune il significato di “sciogliere” o “slegare”, ma si tratta anche di una motivazione più profonda. È giusto cercare attraverso la confessione una soluzione alla sofferenza interiore. La sofferenza spirituale, spesso maggiore di quella fisica, è dovuta al peccato, alle incomprensioni, ai rancori covati, agli scrupoli eccessivi e a tante altre situazioni che rendono ancora più tormentata l’esistenza.
La confessione può donare, oltre all’assoluzione dai peccati, anche una soluzione a tutte queste problematiche. Inoltre, la pacificazione interiore spesso produce effetti benefici anche sui sintomi o le malattie che riguardano il corpo. In fondo, ciò che manca in molte persone sono due elementi fondamentali per vivere felici. Si tratta del perdono, dato e ricevuto, e della pace. La mancanza di questi due elementi è causata in primo luogo dall’orgoglio, radice di tutti i peccati, che ci paralizza e non ci fa pensare a soluzioni alternative. A questo si aggiunge la frenesia, caratteristica della nostra società, che toglie quasi il respiro. Al termine della confessione, prima dell’assoluzione, il sacerdote augura al penitente, e invoca su di lui, tutto il bene possibile con queste parole: “Dio…ti conceda, mediante il ministero della Chiesa, il perdono e la pace”. Questa è la “soluzione” a tutti i mali spirituali e a molti di quelli fisici che fanno soffrire l’essere umano. La pace e il perdono scendono come un balsamo profumato, come una doccia rinfrescante, sulla persona che ha deciso di ravvedersi. Il perdono tonifica e ridona vigore, mentre la pace calma le tempeste dell’anima. Dopo aver ricevuto un regalo così bello, l’unica risposta di gratitudine possibile è l’inizio di una vera conversione.
Il vostro affezionatissimo fra Ruggiero Doronzo