Nelle scorse settimane abbiamo visto alcuni elementi che caratterizzano la nostra società: il post-razionalismo, le scelte multiple, l’induttività. Oggi ne aggiungiamo un altro facilmente riscontrabile da tutti: l’individualismo.
A prima vista potrebbe sembrare che la tecnologia, moltiplicando le occasioni di connessione, offra all’uomo la possibilità di uscire dall’isolamento. Invece l’essere umano si ritrova al centro di una rete che non ha centro e che lui stesso costruisce e ricostruisce secondo criteri soggettivi. I legami generati da una cultura fondata sulla continua tessitura di reti di relazione fra “atomi sociali” a elevata mobilità sono sostanzialmente deboli. In altre parole, i legami in Rete, sarebbero il risultato di una sommatoria di idee, gusti, tendenze, abitudini che accomunano milioni di persone che, tuttavia, vivono una condizione di sostanziale isolamento reciproco.
Tutto questo, al posto di produrre socializzazione, amplifica l’individualismo. Infatti l’individualismo è una condizione genetica dell’uomo segnato dal peccato originale. Ogni uomo che nasce manifesta il suo egoismo sin dai primi istanti della sua vita, e i teneri strilli dei lattanti sono il segno di volere per se tutte le attenzioni dei genitori. Nella società odierna, dunque, i mezzi di comunicazione non fanno altro che amplificare la radice individualista che c’è in ognuno di noi. Sembrerebbe non esserci rimedio e, invece, non è così. Dio ha tanto amato gli uomini da mandare il suo Figlio a salvarci da questa condizione.
L’individualismo, a cui il peccato ci ha condannato, è la peggiore condizione che poteva capitare all’uomo. Vivere per setesso, accentrare tutte le attenzioni su di sé, assoggettare gli altri è qualcosa di orribile e causa di molta infelicità. Per questo Gesù è venuto, perché noi non vivessimo più per noi stessi, ma per lui e per i fratelli. Solo in questa dimensione troveremo la vera felicità e il reale appagamento di tutti i nostri desideri. Uscire da se stessi per passare ad una dimensione nuova di relazione e di dono, è l’esperienza meravigliosa che il Signore vuole farci fare, e noi possiamo accogliere il suo invito oppure, con superbia, rifiutarlo.
Il vostro affezionatissimo fra Ruggiero Doronzo.