Abitanti digitali

La chiesa italiana è da tempo impegnata in una profonda riflessione sulle forme e sui mezzi della comunicazione moderna. D’altronde, chi ha la comunicazione del Verbo e la comunione tra le persone come elementi costitutivi non poteva restare indifferente alla sfida lanciata dalla rivoluzione digitale e dal costituirsi di nuove forme di reti sociali, non più basate sulla prossimità fisica, ma sulla possibilità di connettersi attraverso dispositivi elettronici.

In questa prospettiva va inquadrato l’importante convegno organizzato dall’Ufficio comunicazioni sociali della Cei e intitolato “Abitanti Digitali”, che si è svolto a Macerata dal 19 al 21 maggio. Numerosi operatori della comunicazione ecclesiale si sono ritrovati per quello che, in termini informatici, potremmo definire la versione 1.1 del precedente convegno Testimoni Digitali (aprile 2010).

Quest’ultimo seguiva a distanza di otto anni l’altro memorabile convegno intitolato “Parabole Mediatiche”, rispetto al quale la presenza dell’aggettivo “digitali” nel titolo, evidenziava l’ingresso dell’umanità in una nuova era. Continuità nella riflessione, dunque, resa evidente dal fatto che molti teorici e operatori della comunicazione hanno partecipato a tutti i convegni, ma anche progresso nell’acquisizione di esperienze e competenze al passo con i tempi.

Lo stesso titolo “Abitanti Digitali” suggerisce che l’approccio alla comunicazione contemporanea non considera più i mezzi come qualcosa di esterno all’essere umano, ma vede quest’ultimo totalmente inserito in un nuovo ambiente mediatico. L’attenzione, dunque, è stata puntata sulle modalità con le quali il cristiano di oggi deve abitare il nuovo ambiente digitale.

La domanda conclusiva alla quale ogni relatore al convegno è stato invitato a rispondere, era: cosa significa abitare il digitale, essere abitanti dell’ambiente digitale?

Le risposte sono state varie, secondo la sensibilità e le competenze di ciascuno. In realtà la domanda-provocazione non era rivolta solo a loro, ma a tutti i partecipanti, anzi a tutta la chiesa italiana.

Anch’io mi sono sentito interpellato, e da quel momento ho avvertito la necessità di sviluppare una mia riflessione personale che ora provo a riassumere.

Occupare un posto delimitato dalle dimensioni spazio-temporali è caratteristica di tutti gli esseri viventi. Ma l’essere “qui e ora” coincide con l’abitare? E qual è la caratteristica dell’abitare umano rispetto agli altri esseri viventi?

Mentre cercavo risposte a queste domande mi sono venute alla mente le scene di un bel film del regista coreano Kim Ki-duk, intitolato “Ferro 3, la casa vuota” (2004). Con raffinata eleganza viene narrata la vicenda di un giovane di poche parole e dal sorriso gentile, che si introduce nelle case quando i proprietari sono assenti per qualche giorno. Tae-suk non è un ladro, non ruba assolutamente nulla nella casa che, di volta in volta, lo ospita; al contrario, il giovane esplora con attenzione l’abitazione e ci vive come se si trovasse in casa sua, si prende cura di ogni oggetto, innaffia le piante, ripara qualcosa di rotto, lava a mano la biancheria sporca, sistema tutto con cura. In sostanza, quella che Tae-suk ritiene quasi una sua singolare missione personale, cioè innestarsi nelle vite degli altri senza invaderle e riqualificare gli spazi lasciati vuoti, esprime in modo originale e poetico l’assunto che non basta possedere una casa per abitarci. La filosofia del film riecheggia il pensiero di Heidegger sull’abitare, la cui essenza risiederebbe nell’aver cura, nel salvare, nel liberare qualcosa affinché goda della sua propria esistenza. Allo stesso tempo, l’uomo che nell’abitare si prende cura dell’ambiente che lo circonda, si prende cura di se stesso.

Dunque il film e la filosofia che sottende può gettare una luce nuova anche sul modo di abitare il continente digitale. Anche abitando il web è possibile entrare nelle vite degli altri (visitando i loro profili, i siti, i blog, i post ecc), facendosi notare o in punta di piedi e, a volte, si possono lasciare delle tracce, anche poco visibili, di tale passaggio. Inoltre, come per i luoghi fisici si abita in modo diverso un appartamento nel condominio di cemento armato o una baita di legno, così occorre tener conto della natura propria dei mezzi di comunicazione per abitarli in modo diverso. Infine, tanto per i luoghi fisici quanto per il mondo digitale, l’essenza dell’abitare risiede nel prendersene cura, rendendo l’ambiente sempre più salubre, libero dalla logica del profitto, gioioso, positivo, relazionale, partecipativo e cristiano.

Abitanti digitaliultima modifica: 2011-08-31T11:09:00+02:00da ruggierodoronzo
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