Intervista

Intervista pubblicata su La Gazzetta del Mezzogiorno
lunedì 12 aprile 2009
(inserto nordbarese, pag. IV)
a cura di Giueseppe Dimiccoli

www.lagazzettadelmezzogiorno.it

 

– Padre Ruggiero quanto la Chiesa “punta” sulla comunicazione?

La Chiesa nasce dalla predicazione del Vangelo, che significa buona notizia, dunque la sua natura è comunicativa. Inoltre è l’unica istituzione che usa tre forme di comunicazione (istituzionale, profetica e liturgica) per trasmettere un unico messaggio: l’amore di Dio per l’umanità. La Chiesa comunica Dio all’uomo e mette questo in comunicazione con Dio, pertanto è uno strumento di comunicazione, che ha come finalità la comunione degli uomini tra di loro e con Dio.

 

– Quanto è necessario moralizzare i mezzi di comunicazione?

La Chiesa ha investito molte energie cercando di moralizzare i mezzi di comunicazione. Tuttavia questi hanno una natura propria che li rende indifferenti ai contenuti che trasmettono. Ad esempio, per la televisione è indifferente trasmettere la messa del papa o un film di violenza se gli procurano un certo numero di spettatori. Allora la sfida per i cristiani è di mostrare che i contenuti morali, spirituali, positivi delle comunicazioni fanno vivere meglio, danno gioia e speranza. Solo così le persone saranno più esigenti e i mass media verranno indotti a trasmettere contenuti morali.

 

– Ma le moderne tecnologie sono strumenti di evangelizzazione?

La Chiesa italiana si sta preparando a un grande convegno dal titolo Testimoni Digitali, nel quale rifletterà proprio su questa domanda. Lo sviluppo delle tecnologie, però, pone anche altre domande: fin quando l’uomo, sempre più ibridato con chip e sensori, potrà dirsi ancora tale? Se i progetti per scaricare nella rete le facoltà intellettive dell’uomo andranno a buon fine, come si relazionerà questa nuova dimensione con la vita eterna annunciata da Cristo? In altri termini se le moderne tecnologie sono formidabili strumenti di evangelizzazione, allo stesso tempo il loro sviluppo pone alla Chiesa problematiche antropologiche molto impegnative.

 

– Crede che Cristo userebbe Facebook o l’email per diffondere il Verbo di Dio?

Il nostro Dio si è mostrato come uno a cui piace molto più parlare e agire che scrivere. Sono le persone che hanno fatto un’esperienza di Dio (profeti e apostoli) che hanno sentito il bisogno di scrivere. Il mezzo poi non è neutrale, ma condiziona il contenuto perché gli dà una forma particolare. Credo che Gesù abbia scelto di incarnarsi in un determinato periodo storico anche per usare certi strumenti comunicativi più consoni al suo messaggio. Noi che viviamo in questo tempo dobbiamo scegliere con accortezza gli strumenti per annunciare il vangelo in modo efficace.

 

– Ma il Vangelo e i salmi sull’Ipod quanto sono efficaci?

Fin ora ad ogni tipo di lettura corrispondeva un supporto diverso (vari libri, giornali), oggi tutti i contenuti sono inseriti in un unico dispositivo multimediale. Questo da un lato è un vantaggio, ma dall’altro produce cambiamenti notevoli nel modo di leggere, pregare, apprendere, meditare, concentrarsi ecc. Cambiando la forma di tutte queste cose, cambia l’essere umano. Dunque non so se i salmi sul telefonino siano efficaci per la preghiera, ma di certo contribuiscono al mutamento antropologico.

 

Intervistaultima modifica: 2010-04-13T15:29:00+02:00da ruggierodoronzo
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