Presentazione di Mons. Cacucci

Comunicare è uno dei bisogni primari dell’uomo. Ascoltare le storie degli altri e raccontare la propria storia agli altri è la maniera per partecipare, condividere la nostra avventura terrena. La comunicazione, dunque, è da sempre bidirezionale: chi parla, o scrive, non può prescindere da chi ascolta, o legge, dalla necessità di capire di essere stato compreso o meno. Così come chi ascolta o legge non può farlo senza reazioni, di approvazione o disapprovazione o anche, nel caso, disinteresse. Per questo comunicare è la premessa del dialogo, della conoscenza reciproca tra persone, comunità, popoli interi.

Ma ciò che per secoli è stato affidato soprattutto alla parola detta o scritta, nel corso del ‘900 ha trovato, per essere manifestato, strumenti e sistemi tecnologicamente sempre più complessi, che hanno potuto avvalersi dell’immagine quale elemento predominante, fino a consentire la definizione del XX secolo quale secolo della comunicazione.

Dalla fotografia al cinema, dalla radio alla televisione, dai cd ai dvd, dagli ipertesti alla multimedialità, dal satellite ad internet, è stato un susseguirsi di novità tecnologiche che hanno stravolto la quotidianità, soprattutto nella seconda metà del ‘900.

Una realtà complessa fatta di nuove modalità e nuovi linguaggi comunicativi in continuo rapido mutamento, che hanno saputo facilitare e favorire ogni forma di comunicazione sociale, ma hanno aggravato il peso della comprensione per i fruitori, anche per la eccessiva comunicazione in troppo poco tempo.

Una realtà complessa che la Chiesa ha seguito passo per passo, mostrandosi aperta ed attenta alle capacità dei mezzi comunicativi, milioni di persone contattabili in pochi minuti, ma altrettanto attenta e preoccupata per come questi mezzi potentissimi possano essere usati, per la forte impronta formativa sulle masse conseguenza anche del linguaggio induttivo della pubblicità che via via è andato affermandosi fino ad essere dominante.

Tutto ciò scaturisce con chiarezza nella puntuale scansione ed analisi dei Documenti del Magistero Pontificio e del Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali, realizzata da Fra Ruggiero Doronzo, che individua i quattro elementi costanti: l’approccio positivo della Chiesa ai mezzi di comunicazione; i media come canali o strumenti neutri, anche se potenti, della comunicazione; l’importanza del contenuto trasmesso e la necessità di moralizzarlo; l’invito ad usare i media per la diffusione del Vangelo.

Da Papa Pio XI in poi, tutti i Pontefici non hanno fatto mancare la loro parola sui mass–media, rivolgendo pressanti inviti al senso di responsabilità dei comunicatori e all’attiva capacità di senso critico di ascoltatori e telespettatori e recettori dei messaggi comunicativi, che comunque, come si è poi dimostrato negli anni, sono capaci di influenzare la vita sociale imponendosi negli stili di vita, nelle abitudini delle famiglie, e incidendo nelle relazioni sociali affettive ed intellettuali con l’individuazione di temi e aspetti sociali posti come priorità all’attenzione collettiva.

Profeticamente Paolo VI avvertiva che “l’avvenire si apre a grandi speranze, se l’uomo saprà dominare queste tecniche nuove”. Riscoprire la centralità della figura umana nel mondo ipertecnologico che ci circonda è la necessità primaria della società globalizzata. Una necessità primaria che trova nella sempre più diffusa esigenza del sacro e di religiosità la conferma.

In questo senso l’esortazione di Giovanni Paolo II, “non abbiate paura delle nuove tecnologie! Esse sono tra le cose meravigliose che Dio ci ha messo a disposizione per scoprire, usare, far conoscere la verità, anche la verità sulla nostra dignità e sul nostro destino di figli suoi”, è catechizzante.

Non c’è niente di meglio per combattere il sensazionalismo, la spettacolarizzazione del dolore e delle gioie della vita, il senso del virtuale che sovrasta il reale, della verità, che in quanto tale non ha bisogno di essere gridata.

Occorre un’etica della verità, esigenza primaria dell’uomo contemporaneo, che sappia superare e riequilibrare l’etica della libertà, dominate dal dopoguerra ad oggi, annientatrice della dignità umana dei singoli e quindi delle comunità in funzione di un presunto diritto di liceità di ogni cosa anche se e quando questa è a svantaggio di altri o dell’intera collettività. Un’etica della verità che sappia riscoprire il valore del bene comune a salvaguardia della vita autentica di ogni persona, attraverso il dialogo ed il rispetto.

Non si tratta semplicemente di moralizzare solo i contenuti della comunicazione mass-mediale e digitale, quanto di offrire a tutti la conoscenza, attraverso la potenza di questi mezzi, della via di Cristo, unica vera risposta alle sofferenze dell’uomo, senza illusioni e inganni. Semmai nello sforzo di individuare un linguaggio univoco, interculturale ed interreligioso, che è un sentire unico, frutto di una globalizzazione sempre più matura.

In un mondo che predilige la sinteticità dobbiamo ritrovare la via della sintesi, che può essere solo la via del dialogo, dello scambio e del confronto delle conoscenze e del pensiero. In questo la tecnologia è strumento autentico.

Se ci lasciassimo dominare dal fascino tecnologico come risposta alle nostre domande esistenziali vivremmo nell’inganno e nella mortificazione del nostro essere uomini, figli di Dio.

L’aspetto dell’educazione alla lettura del linguaggio massmediale deve ricevere attenzione prioritaria, secondo le indicazioni che il Direttorio sulle Comunicazioni sociali nella missione della Chiesa “Comunicazione e missione” ampiamente ci offre.

Ben venga, dunque, l’approfondita riflessione di P. Ruggiero Doronzo, frate cappuccino, che aiuti l’uomo a rimpossessarsi dei propri strumenti, quali la tecnologia, e a non esserne schiavo, per cercare come individuo e come comunità la risposta a domande esistenziali evidenziate dai misteri della vita e della morte.

 

 

+ Francesco Cacucci

Arcivescovo di Bari-Bitonto

 

Presentazione di Mons. Cacucciultima modifica: 2010-04-14T22:05:00+02:00da ruggierodoronzo
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